3 agosto Oggi la meta è il Lago Titicaca; partiamo in tricitaxi verso il porto dove ci attende Leucario, il capofamiglia della famiglia che ci ospiterà a Taquile. La prima tappa sono le isole galleggianti degli Uros. Probabilmente oggi sono solo più delle attrattive turistiche, abitate nel periodo del turismo, comunque è molto interessante osservare come vengono costruite queste case galleggianti. Si parte da quattro zolle di 5×5 o 7×7 spesse 1,5 m, che vengono unite tra di loro affinché le radici delle canne totora possano intrecciarsi e creare una zattera su cui vengono poggiate le canne incrociandole; in questo modo si crea uno strato che diventa il pavimento dell’isola, su cui vengono costruite le case con canne intrecciate. Lì vivono gli abitanti, ogni isola ha un presidente e oggi ci sono 104 isole; su tutte regna il presidente dei presidenti.
Prima di imbarcarci per Taquile, incontriamo un airone bianco che tranquillamente passeggia sull’isola, incurante dei presenti. La traversata del lago dura circa tre ore, l’aria è fredda ma piacevole, osserviamo i panorami a perdita d’occhio e i piccoli centri abitati che ogni tanto punteggiano la costa: sono poche case spesso in mattone crudo o in pietra lavica, con tetti in lamiera. Superiamo il golfo di Puno e siamo nelle acque aperte del lago, all’orizzonte non si vede che l’isola di Tachile. Vi giungiamo all’ora di pranzo e dopo una salita tra terrazzamenti e piccoli gruppi di case arriviamo nella casa della famiglia che ci ospiterà. Un cortile di terra battuta si affaccia sull’immenso panorama del lago, all’orizzonte la Cordigliera Blanca, il blu intenso del lago, le case con i muri di pietra e il tetto in paglia.
Ci dirigiamo nelle nostre semplici camere, senza riscaldamento come in tutto il Perù, ma essenziali con letti comodi e tante coperte. Non c’è luce elettrica per la borgata, ma solo una lampadina per stanza grazie ai pannelli solari.
Nel cortile del gruppo di case dove dormiamo ci spiegano come tessono i preziosi tessuti che utilizzano. Il lavoro è tutto a mano, su telai piani: creano fasce, stuoie, quadrati di stoffa che usano come zaini o tovaglie. I cappelli vengono realizzati dagli uomini con quattro uncinetti; hanno colori diversi in base alle diverse funzioni. Il cappello con una fascia rossa e la sommità bianca è ad uso degli scapoli, mentre quelli tutti rossi appartengono agli ammogliati; inoltre, i cappelli variopinti sono ad uso esclusivo dei sindaci delle sei contrade in cui è divisa l’isola. Gli uomini usano fasce in vita che li aiutano a sostenere la schiena, poiché tutto il trasporto avviene a braccio.
L’isola è disseminata di sentieri con le strade principali lastricate di pietra e scalinate che conducono ai porti, ma non vi è alcun mezzo meccanico. Anche le fasce sono tessute al telaio, con lavori di centinaia di ore. Tutti acquistiamo qualcosa, forse il desiderio di portarsi a casa un piccolo pezzo di questa terra lontana. Il tempo trascorre lento e andare ad aspettare il tramonto su una piccola altura è per noi come una festa. Da questo punto vediamo solo acqua e lontane montagne ai quattro punti cardinali. Ogni tramonto ha sempre qualcosa di magico e anche questo ci lascia senza fiato, con giochi di nuvole e colori infuocati.
Si accende il fuoco e Edwin e la sua famiglia cominciano a suonare con tamburi e flauti il ritmo della loro terra, invitandoci a danzare attorno al fuoco. Un Pisco e quattro chiacchiere ci aiutano a concludere la serata.
Ma con Paola la tentazione di abbandonarci a guardare le stelle è troppo forte; Edwin ci porta due coperte che stendiamo nel cortile, e ci lasciamo rapire dal cielo.
Saliamo lungo vie lastricate di pietre attraversando piccoli villaggi talvolta in pietra talvolta in mattone crudo, da cui saltano fuori uomini in abbigliamento tipico e donne con gonne variopinte. Leucario ci conduce lungo queste vie fino alle piazza principale, ma prima di giungervi abbiamo modo di rimanere affascinati dal modo con cui uomini e donne stanno tessendo: teli per il corredo nuziale variopinti, che impiegheranno mesi per terminare, cinture dorsali, di cui ogni singolo nodo è fatto a mano con un’abilità incredibile.
Potrebbe apparire una festa popolare siciliana dell’Ottocento visto il predominare del colore nero, ma i berretti multicolori e i danzatori con costumi sfarzosi traboccanti di colori smentiscono l’impressione.
Iniziano a danzare in cerchio, al ritmo di tamburi e flauti andini, battendo i piedi in modo sequenziale per rendere omaggio alla Pachamama, mantenendo con lei il contatto.
Leucario ci accompagna a vedere un sito Inca e dopo altri saliscendi per i sentieri arriviamo al luogo del pranzo, dove ci godiamo questo paio d’ore che possiamo trascorrere ancora su questa meravigliosa isola, riempiendo i nostri occhi dei colori che ci circondano. Rientriamo verso Puno restando sul tetto della barca, in attesa del tramonto. Alla sera cena insieme con Loma alla Casara e … pizza con prosciutto di alpaca! Sicuramente il cibo peruviano è molto semplice, ma gradevole e saporito.
…continua…
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