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Vive la France plurielle!

Aggiornamento: 3 ott 2022


Dal marzo 2020, lo sappiamo bene, viaggiare è diventato difficile anche per chi, come noi, è vissuto a lungo dando per scontato il privilegio (in verità negato a molti) di poter attraversare un confine e di avere tra le mani un passaporto utile per raggiungere paesi lontani.


A causa della pandemia i nostri orizzonti si sono ristretti. Abbiamo fatto di necessità virtù, praticando un turismo di prossimità e (ri)scoprendo i nostri stessi territori. Ma abbiamo anche perso la grande opportunità di incontrare altri diversi da noi, di immergerci in contesti sociali e culturali lontani dalla nostra quotidianità, di vivere sulla nostra pelle la straordinaria varietà di questo mondo.


Per quanto possibile, la nostra famiglia in questi due anni non ha smesso di viaggiare, guidata da una consapevolezza: a volerli cercare, i mondi lontani si possono scoprire anche dietro l’angolo, a pochi chilometri da casa. Non c’è località che non sia frutto, in un modo o nell’altro, di una storia di incontri con l’alterità, con persone, tradizioni e usanze venute da altrove.


È con questo spirito che nell’agosto appena trascorso siamo partiti per una meta apparentemente vicina, la regione del sud-est della Francia conosciuta come Provenza-Alpi-Costa Azzurra

 Un territorio di grande bellezza, da sempre meta di turismo, e conosciuto per una serie di immagini ormai un po’ stereotipate: i campi di lavanda in fiore della Provenza, i cavalli selvaggi della Camargue, le spiagge della Riviera. Un viaggio di due settimane, adatto a chi come noi si muove in “formato famiglia”: mamma Michelle, papà Francesco e nostra figlia Nadja, di 5 anni.



Il diario che vi offriamo vuole essere un invito a mettersi sulle nostre tracce: anche in questo periodo di mobilità limitata è possibile partire, rispettando con attenzione le regole imposte dalla situazione sanitaria ma non rinunciando al gusto per il viaggio e l’incontro che da sempre anima il turismo responsabile.


Il Messico a Barcelonnette  



La prima tappa del nostro itinerario è Barcelonnette, poco oltre confine. Si tratta di una cittadina di circa 3000 abitanti, situata nel cuore della bellissima Valle dell’Ubaye


Nonostante il paesaggio montano che la circonda la renda a prima vista simile a tante altre località alpine, Barcelonnette ha una storia davvero unica, che la lega indissolubilmente a un paese molto lontano: il Messico. È stata infatti proprio la possibilità di partecipare alle Fêtes Mexicaines programmate come ogni anno ad agosto che ci ha spinti a venire qui per qualche giorno



A cosa si deve questo particolare legame con il Messico?


Presto detto: nei primi decenni dell’Ottocento, come avvenne in tanti paesi Europei, un buon numero di abitanti del luogo cercò fortuna nelle Americhe, emigrando al di là dell’Oceano.

Alcuni di loro si stabilirono nel sud degli Stati Uniti, in Louisiana, ma la comunità più numerosa si diresse verso il Messico, dove si affermò in modo particolare nel settore tessile. A Puebla come a Guadalajara, a Durango come a Tampico, gli emigrati avviarono prima attività commerciali e poi industriali, mettendo insieme delle piccole fortune.

Tra la fine del XIX e l’inizio del XIX, una parte della diaspora fece ritorno in patria, investendo i propri risparmi nell’edificazione di grandi case, oggi conosciute come “ville messicane”, che trasformarono il paesaggio architettonico della cittadina. In una di queste è oggi allestito un bel museo che racconta in modo molto interessante il legame tra Barcelonnette e il Messico (www.museedelavallee.fr).


Nei tre giorni che trascorriamo in città abbiamo modo di godere appieno del clima di festa che si respira nelle vie del centro

 La nostra piccola Nadja rimane a bocca aperta davanti ai meravigliosi costumi delle ballerine che danzano sulle note dei mariachi, gruppi di una dozzina di valenti musicisti appositamente giunti dal Messico che tra violini, trombe e chitarre propongo ritmi e canzoni della tradizione messicana, come la ranchera. In città non mancano neppure negozi di artigianato e ristoranti di cucina messicana, che ci danno la sensazione di essere davvero molto più lontani da casa rispetto a dove realmente ci troviamo.



Quando giunge il momento di ripartire, ci ripromettiamo già di programmare una futura visita di Barcelonnette in autunno, quando, a fine ottobre, si celebra la Fête des Morts (o per meglio dire, il Dia de los Muertos) secondo la tradizione messicana, ricordando i propri defunti e sfilando insieme a La Catrina.



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