I viaggi più belli sono quelli
che nascono da un gesto
estemporaneo, senza aspettative
ed è così che grazie ad un invito fatto da una collega nepalese durante un viaggio di lavoro in Uganda mi sono ritrovato in una stanza di un hotel nel sud del Nepal, durante una giornata di monsone, a pianificare itinerari di trekking con quello che poi sarebbe diventato il partner ufficiale di Viaggi Solidali in Nepal e un buon amico da ormai 5 anni.
Il Nepal è uno di quei paesi che stanno simpatici a tutti, sono davvero poche le destinazioni che in pochi attimi riescono ad evocare così tanti pensieri positivi: montagne altissime e imprese leggendarie, misticismo e spiritualità, genti meravigliosamente accoglienti, pacifiche e sorridenti, panorami inviolati e viste mozzafiato.
Il Nepal ha qualcosa di speciale, è indiscusso, chiunque ci sia stato anche per poco tempo non può fare a meno di rendersene conto e potremo stare ore ed ore a capire quale sia l’ingrediente segreto: c’è chi azzarda tesi più esoteriche ragionando sulla presenza di grandi forze mistiche che da sempre rendono l’Himalaya uno dei posti più sacri del nostro pianeta, c’è chi si ferma alla bellezza prorompente, chi alla profondità della storia di questo piccolo stato, c’è chi invece non spinge nessuna teoria e semplicemente accetta che questo posto sia un posto speciale e si gode ogni singolo istante della sua permanenza.
Il Nepal sta simpatico a tutti e forse come quando qualcuno ci sta simpatico facciamo più fatica ad accettare che stia facendo fesserie o siamo riluttanti a fermarlo per strada e a digli, in tutta franchezza “amico, stai prendendo una cattiva strada“.
Questa è anche una delle cose che il turismo solidale dovrebbe favorire, guardare le cose come stanno, senza indulgenze eccessive e senza autoflagellarsi inutilmente: guardare con occhi che vedono lontano, in modo da capire in modo più chiaro l’impatto della propria presenza in un paese straniero.
Ecco che per chi riesce a riguadagnare uno sguardo attento anche se in modo parziale, la prima cosa che salta agli occhi è la quasi totale assenza di un governo: il governo nepalese è giovane, figlio di una rivoluzione di stampo maoista che come primo risultato ha cancellato la monarchia e ha dato il via ad una guerra civile che ha messo in ginocchio il paese per quasi 10 anni tra la metà degli anni novanta e la metà degli anni duemila.
E poi il nostro piccolo gioiello himalayano sta vedendo una escalation di pressioni dai due governi dei paesi confinanti che sono “solo” India e Cina. Entrambi con velleità di controllo: uno più spiccatamente commerciale, l’altro con intenzioni anche politiche e culturali, questi due immensi universi così distanti fra loro strattonano il piccolo paese in modo violento creando degli scompensi economici e sociali che forse riusciremo a mettere a fuoco solo fra qualche anno ma che sicuramente interferiscono sulla quotidianità dei Nepalesi in modo davvero poco piacevole.
Un altro aspetto che complica la situazione è la facilità con cui si riesce a viaggiare in Nepal: lo stesso paese che per centinaia di anni fu completamente chiuso ai turisti e venne “aperto al pubblico” nel 1953 è diventato ora una sorta di patria putativa dei trekkers di tutto il mondo, questo costituisce un fiorente mercato che però, in assenza di regole chiare, sta diventando una pericolosa arma a doppio taglio per la salute generale del paese stesso.
Non si contano nemmeno più
tutte le agenzie di viaggi
Non si contano più i cartelli di sedicenti
organizzazioni che sono pronte
ad organizzare il più bel trek del mondo
Purtroppo però il Nepal è un paese fragile, e come spesso succede nei paesi fragili nessuno mette delle regole chiare sul come tutelare le risorse del paese stesso, è così che questa descrizione idilliaca per qualcuno diventa un fiorente mercato con pochissime regole in cui andare a caccia di soldi facili, ecco che allora negli ultimi anni non si contano nemmeno più tutte le agenzie di viaggi che sorgono a Kathmandu o a Pokhara, non si contano più i cartelli di sedicenti organizzazioni che sono pronte ad organizzare il più bel trek del mondo, con la miglior guida del paese, nella più selvaggia valle dell’Himalaya (dicono loro) per soli 299$ tutto incluso.
Viaggiare in Nepal in modo
responsabile, quindi si può,
basta farlo in punta di piedi
Il turismo riesce ovunque a dare il peggio di sé se non viene interpretato in chiave di risorsa di sviluppo durevole ma in Nepal, sarà anche per la dimensione ridottissima del paese, questo fenomeno è davvero lampante e risulta ancora più stridente che altrove perché ci si ritrova inevitabilmente a incrociare questi flussi di “turisti poco responsabili” nei colli di bottiglia del turismo (le hall dei piccolissimi aeroporti interni, le stazioni di autobus, gli ostelli per backpakers in cui bisogna sostare in un trasferimento, etc.).
E quindi forse in Nepal la necessità di creare percorsi di turismo sostenibile è ancora più marcata, e continuamente si trovano spunti per farlo perché il territorio è davvero colmo di risorse e il tessuto sociale offre ancora molti appigli per la creazione di meccanismi virtuosi che abbiano un impatto diretto sulle comunità locali.
Da questa urgenza di creare dei percorsi di sostenibilità e dalla volontà di creare un’offerta accessibile nasce, all’inizio del 2015 l’idea di costruire una piccola offerta di turismo sostenibile e solidale assieme a Viaggi Solidali.
Durante il mio viaggio conosco la bellissima associazione di volontariato ECO HIMAL Italia Onlus che ha sede in Italia e che in Austria, ed una storia decennale sul territorio nepalese: si occupa di sostenere le popolazioni di alta quota nelle regioni himalayane del Nepal e in Tibet…. Ecco nascere una nuova e solida amicizia.
Ancora oggi, ogni partecipante dei viaggi versa una quota solidale che va a sostenere i loro progetti e le loro attività che vengono presentati durante la giornata che si trascorre con i loro volontari.
Viaggiare in Nepal in modo responsabile, quindi si può, basta farlo in punta di piedi, (o in punta di scarponi se preferite) ma sempre tenendo ben presente che in questo pianeta un po’ sovraffollato essere turisti responsabili è una necessità, non una opzione!
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