28-29 DICERMBRE: GHEPARDI, DESERTI E TANTO ALTRO Il percorso tra Windhoek e Solitare ci ha messo in contatto con l’ambiente naturale: savana alta (punta massima 2100 m) con incontri di babbuini, Kudu, facoceri, uccelli tessitori, struzzi… ; savana pianeggiante dove la giornata di trasferimento a Solitaire ha avuto una chiusura inaspettata. Al lodge ci hanno proposto un’ uscita per osservare da molto vicino due gruppi di ghepardi , parte dei quali saranno reimmessi in natura a breve. Complessivamente la giornata di oggi ha riservato scoperte mozzafiato e altri incontri ravvicinati. Innanzi tutto la dimensione dello spazio: l’orizzonte si allarga all’infinito. Si ha a che fare con una immensità nella quale si lascia un’orma che viene però immediatamente cancellata dalla forza del vento . Hai la percezione di essere nulla rispetto alla natura. All’alba siamo entrati al parco del Namib all’alba e gradualmente ci siamo avvicinati a Sossousvlei . Lì una corona di dune si specchia su una pozza d’acqua abitata da stormi di uccelli e da una famiglia di struzzi con sei piccoli. Alcune personali riflessioni:
Diletta: Per me la cosa più emozionante è stata la discesa dalla duna, ampiamente piacevole e ha ripagato la fatica della salita al sole battente. Luca: Il deserto del Namib è davvero cangiante ad ogni ora del giorno: dorato al mattino all’alba e sempre più arancio nel corso della giornata. Le sfumature scure date dal ferro e il gioco delle ombre completano una scenografia nella quale ci si muove con ammirazione. Lia: Dopo una densa giornata di immensi colori anche il cielo con il suo contrasto ha riservato delle piacevoli emozioni: immensità e coinvolgimento.
Dalla pozza effimera, mentre il sole cominciava a picchiare siamo faticosamente arrivati alla Dead Vlei. La visione è assolutamente inaspettata e lascia senza fiato: Paolo e Monica: La Dead Vlei comunica un senso di contrasto tra una certa bellezza del luogo e l’idea di resistenza nella vita. Nel pomeriggio una passeggiata nel Sesriem canyon, formato dal fiume Tsauchab, in cui i ciottoli levigati sullo stretto letto del fiume solo affiancati da muri di roccia stratificata da milioni di anni da giochi di erosione e sedimentazione. Qui abbiamo compiuto una missione equa e solidale: con un geniale stratagemma fatto di lanci di sassi sull’acqua. Milenco e Paolo sono riusciti ad avvicinare l’orrenda bottiglia di plastica lasciata sull’altra sponda della pozza d’acqua al termine del canyon. Non sono mancati inconvenienti: ben due bucature velocemente risolte dalla squadra di espertissime meccaniche: Lia e Hannalie (la nostra instancabile autista).
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