Turismo responsabile nell’ultimo lembo dell’Africa vera. Da Genova a Lusaka tra animali selvaggi e panorami spettacolari. E incontri che possono cambiare la vita
Articolo in collaborazione con l’Aeroporto Internazionale Cristoforo Colombo di Genova
Volare da Genova a Lusaka, capitale dello Zambia, è un viaggio che parte con Air France dall’aeroporto Cristoforo Colombo, passa da Parigi e poi riparte verso sud, attraversando il deserto e l’equatore, per giungere agli immensi altopiani dell’Africa Meridionale: per noi è l’avventura di un viaggio, ma da decine di migliaia d’anni le rondini fanno lo stesso, per tornare a casa. Anche oggi, per noi, può essere un tornare a casa, per annusare, ascoltare, vedere le foreste e le savane che hanno visto muoversi i nostri antenati.
Il viaggio è tale se ci cambia un po’, se ci riempie di ricordi ed emozioni; sono gli incontri a rendere speciale una vacanza: ecco il perché della nascita del turismo responsabile; ecco perché un gruppo di persone ha scelto di dar vita alla cooperativa Viaggi Solidali, per incontrare viaggiando. Così a Lusaka si incontrano i volontari italiani dell’organizzazione non governativa CeLIM, che da più di 25 anni vedono e vivono i cambiamenti di questo angolo di mondo così lontano dai mass media da essere riconosciuto ormai come l’ultimo lembo dell’Africa vera.
Per immergersi in questo enorme Paese si comincia visitando una grande fattoria che lentamente e con fatica si è rinaturalizzata convertendo il disboscamento e l’allevamento intensivo di bovini da carne, in un lasciar tornare la foresta e allevare antilopi e giraffe. Dopo la fattoria ecco il primo parco, piccolo per l’Africa, enorme per noi: è il Kasanka National Park, parco da primato, uno dei più piccoli, il primo gestito da una fondazione privata, il luogo dove avviene la più grande migrazione di mammiferi del mondo. Si tratta di 8 milioni di pipistrelli frugivori. Qui al fuoco da campo Frank l’olandese ci riempie di speranza per una natura salvata che cresce; e Dabson, zambiano, ci stupisce raccontando di quanto lavoro, di quanta ricchezza un parco ed i suoi turisti possono portare ai villaggi limitrofi. La mattina non resta che alzarsi all’alba e camminare tra le alte erbe intrise di rugiada per osservare migliaia di puku e le altre antilopi dell’area; poi la foresta con scimmie schiamazzanti e uccelli variopinti, infine il dolce cullarsi in una canoa tra lontre e coccodrilli.
Lasciato il Kasanka ci si inoltra nel Bangwelu, quell’immensa area umida dove l’acqua tocca il cielo e dove è morto il Doc Livingstone; proprio i discendenti della tribù che lo accolse, i dolci Ba Bisa, ci ospitano in un inusuale agriturismo africano, il Nakapalayo Tourist Project, facendoci mangiare Nshima di cassava e pollo ruspante, il tutto a km sotto 0, e organizzando una sagra di villaggio. La strada ci rapisce ancora sempre più nel cuore delle paludi, un mondo sospeso, popolato di strani esseri, Uccelli Beccoascarpa, Gru Garrulate e antilopi semiacquatiche; tanti, tantissimi i Black Lechwe che ovviamente vivono solo lì. Subito ci dicono: «la strada non c’è, ci si muove solo in canoa tra migliaia di uccelli e decine di pescatori».
In un viaggio di turismo responsabile c’è spazio anche per il rela, per cui ecco una sosta a Mutinondo, un’area di foresta dove si passeggia, si va a funghi o a cavallo, si fa il bagno in torrenti selvaggi e si osservano strane montagne lunari popolate da babbuini e saltarupe. Alla sera cena con gli anziani gestori e chiacchiere su un’Africa divisa tra il volere essere Europa e l’essere se stessa.L’itinerario prosegue scendendo nella valle del Luangwa, valle di Baobab e Bufali, di Acacie ad ombrello e leoni, anche qui come ai primordi dell’umanità si cammina, lentamente in fila, la guida ed i guerrieri in fronte, tra i branchi di elefanti e spiagge assolate bagnate da acque popolate da migliaia di ippopotami. Al fuoco ci si fa piccoli e si ascolta la savana, il ruggito dei leoni le risate delle iene, il tossire dei leopardi e il narrare di Mark che ci racconta di mille avventure vissute lì, da bianco cresciuto tra i BaBemba.
Risaliamo sugli altopiani per visitare la casa del nonno di Mark il castello di Shiwa Ngandu e toglierci la polvere nelle piscine termali in mezzo alla savana. Si torna a Sud a malincuore, ma proprio il cuore esplode sulla collina di Nsalu Cave, luogo di potere dove centinaia di persone per millenni hanno disegnato i loro sogni e il loro paradiso. Infine è l’ora delle Mosi-o tunya, il fumo che tuona, che noi Muzungu chiamiamo banalmente Cascate Victoria, ci resta il silenzio assordante di un tramonto sullo Zambesi. Ma anche i colori dei mercati, la gioiosa furbizia dei venditori e la pizza da Olga, la miglior pizzeria a sud del Sahara, con la nostra allegra cena regaliamo un po’ di futuro e tanti sorrisi ai ragazzi in difficoltà di Livinsgtone.
Quanta Africa, quanti incontri
fonte: Mentelocale.it del 7 agosto 2013
Comentários