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Romania: “camminavo attraverso le colline disseminate di fiori…”

Aggiornamento: 6 ott 2022


E vedere uno straniero

per loro era un piacere 

e non mancavano mai di offrirmi un pasto o un letto per la notte. Quando partiamo per un nuovo viaggio portiamo con noi aspettative che sono legate alle motivazioni della partenza, ai racconti e alle immagini raccolte da altre viaggiatori, alle letture…



Camminavo per chilometri attraverso colline disseminate di fiori selvatici o attraverso foreste gigantesche, fitte e qualche volta inquietanti, finché al tramonto imboccavo un sentiero in terra battuta che conduceva a un villaggio che, per quanto sperduto, brulicava di abitanti, giovani e vecchi.

E vedere uno straniero per loro era un piacere, e non mancavano mai di offrirmi un pasto o un letto per la notte. Qualche volta credevo di sognare. Fuggito dalla modernità, ero approdato in una terra lontana, dove nessuno poteva trovarmi, e ci potevo stare finché volevo”



Queste parole di William Blaker, giovane scrittore di origini anglo-irlandesi, trasmettono tutto lo stupore e la fascinazione provata agli inizi degli anni ’90 nell’incontro con la natura e con gli abitanti della Romania, una terra perlopiù sconosciuta ancora oggi a molti europei.

Rileggere il suo magnifico “Lungo la via incantata”, risveglia ricordi, emozioni, sensazioni per me sempre vive. Quando partiamo per un nuovo viaggio portiamo con noi aspettative che sono legate alle motivazioni della partenza, ai racconti e alle immagini raccolte da altre viaggiatori, alle letture… William era partito per ritrovare in Romania un mondo di tradizioni rurali, di saperi e di relazioni umane che nella sua Inghilterra considerava ormai definitivamente scomparse.

Io sono partito nell’ormai lontano 2005 appena laureato in antropologia culturale e desideroso di conoscere le terre dalle quali provenivano tanti concittadini conosciuti nelle strade della mia Torino. Della Romania allora sapevo davvero poco; era uno spazio vuoto nella cartina geografica, alla quale si associava solo il nome di un dittatore megalomane, le immagini di poveri bambini di strada e i racconti gotici del conte Dracula.



Il mio primo incontro è avvenuto con gli abitanti di Marginea, un villaggio nell’estremo nord-est, circondato da foreste e da meravigliosi monasteri ortodossi fortificati di età medievale. Una località lontanissima dall’Italia ma nella quale, allo stesso tempo, l’Italia, con i suoi emigrati, era presente in ogni angolo di strada, in ogni cortile, negli abiti e nelle lingue parlate.

Il primo spaesamento si è presto tradotto in un senso di familiarità, grazie anche al calore delle persone e alla loro accoglienza disinteressata. Quell’angolo di Romania ha costituito per me la prima via incantata che ho percorso. Ne sono seguite molte altre, e ogni nuovo viaggio ha rappresentato una nuova scoperta.

La Romania certo è cambiata in questi anni, e io sono cambiato con lei. Questo paese continua a condensare, al proprio interno, una incredibile varietà di tradizioni linguistiche e culturali, che riflettono una storia millenaria di incontri, contaminazioni, connessioni. Non solo villaggi rurali, ma anche città dove hanno preso forma ricche e complesse culture urbane.



Le persone che nel tempo

ho incontrato sono la testimonianza

viva di questa storia


William si è innamorato perdutamente di questi mondi e di queste persone


Le persone che nel tempo ho incontrato sono la testimonianza viva di questa storia: il fiero Vasile, contadino di origini lipovene, che vive nella sua fattoria al confine con l’Ucraina; il sorridente Ioan, fabbro rom che ferra i cavalli nel villaggio di Viscri, in Transilvania;



La giovane Maricica, che gestisce il mulino ad acqua di famiglia, nel cuore del Maramures. Il distinto Alexandru, professore di linguistica nella storica Università di Iasi; la colta Nicoleta, di famiglia ungherese, che ha vissuto in quattro diversi paesi europei e ora studia filosofia nella cosmopolita città di Cluj–Napoca. E ancora la sorridente Teofana, monaca ortodossa e Gianluca, italiano che da trent’anni opera come volontario nelle povere cittadine minerarie del Banato, nella Romania Occidentale.


Io continuo a viaggiare,

intersecando la mia storia

a quella di tante persone,

vecchi e nuovi amici…



William si è innamorato perdutamente di questi mondi e di queste persone, tanto da rimanere a vivere in Transilvania per molti anni. Io continuo a viaggiare, intersecando la mia storia a quella di tante persone, vecchi e nuovi amici… Credo che questi mondi meritino di essere conosciuti perché hanno la capacità di cambiare i viaggiatori per sempre. Così il grande poeta Lucian Blaga descrive gli spazi antropologici della Romania: “Io credo che l’eternità sia nata nel villaggio”. Non è cosa da poco assaporare, anche se per poco, questa eternità…



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