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Namibia: l’essenza del mio viaggio.

Aggiornamento: 7 ott 2022


La cosa più sorprendente che ho scoperto sulla Namibia è che è un paese molto più bello di quello che pensavo.

Quando ho deciso di tornare in Africa ero alla ricerca di una formula di viaggio più “corretta” verso questo paese, che uscisse dal concetto di turismo classico a cui siamo abituati.

Non conoscevo il turismo responsabile e con mia grande sorpresa ho scoperto esserci tutta una serie di iniziative legate a questo modo di viaggiare.

La proposta di Viaggi Solidali mi è sembrata quella che più si avvicinava a ciò che stavo cercando, una vera e propria vacanza dove ci fosse anche la possibilità di entrare in contatto con la popolazione e con le realtà legate alla salvaguardia dell’ambiente.

Tutto questo e molto di più è quello che questo meraviglioso viaggio è riuscito a darmi.

Durante queste due settimane è stato essenziale il supporto di Gianluca, il nostro mediatore culturale, una fonte inesauribile di informazioni sulla Namibia,  che mi ha permesso di avvicinarmi alle popolazioni locali con l’approccio corretto e  di trarre così il massimo da ogni incontro.

Il resto lo ha fatto la Namibia, che mi ha regalato una serie di emozioni che è difficile descrivere e che potrete capire a pieno solo se farete questo viaggio. In questo paese grande due volte e mezzo l’Italia ci sono poco più di due milioni di abitanti, la natura domina il 75% del territorio mentre il restante 25% è occupato dall’uomo. Sono state proprio la natura ed i namibiani a regalarmi le emozioni più grandi.

Durante questo viaggio ho visto cambiare il paesaggio tantissime volte, 3500 chilometri percorsi, dalle montagne al deserto, dall’oceano alla savana, passando per canyon, attraversando tempeste di sabbia.

Sono salita su dune alte 300 metri, la fatica è molta, ma l’emozione arrivata in cima è stata fortissima, solo io, il vento e questo paesaggio incredibile di uno colore a metà tra il bronzo e l’arancio, a perdita d’occhio.

Ho potuto ammirare la vastità della valle della luna, un’area grandissima dove nel corso di milioni di anni i fiumi hanno scavato una seria infinita di canyon. E’ bastato addentrarsi pochi metri per rimanere immersa in questo paesaggio incredibile, avvolta da un silenzio surreale dove il vento crea un gioco di suoni suggestivi.

E tra i momenti più emozionanti non posso non citare il tramonto sul Brandberg, tra i più belli che abbia mai visto. Il sole che si abbassa e questo cielo che si colora in pochi minuti di tutte le gradazioni di rosso, passando dal rosa all’arancio, striando le nuvole di un rosso intensissimo,  ammirandolo ho avuto la certezza che stavo assistendo ad uno degli spettacoli più belli che la natura potrà mai offrirmi.


Dominatori di questi spazi sconfinati sono gli animali. Ho scoperto che in Namibia ci sono tantissime specie di uccelli dai colori incredibili che sembrano usciti dalla tavolozza di un pittore.

Il parco Etosha mi ha regalato delle immagini indimenticabili del regno animale, come la iena intenta a mangiarsi una zebra insieme ad un gruppo di sciacalli, oppure la leonessa che all’alba di una mattina gelida si è lasciata ammirare a distanza di pochi metri per oltre mezz’ora ai bordi della strada, o ancora quando nel buio e silenzio della notte sono stata in attesa, cercando di cogliere nell’oscurità qualsiasi minimo rumore, per poi percepire i primi pesanti passi, rami che si spezzano sotto il peso e poi, all’improvviso, un balzo al cuore quando eccolo apparire ed arrivare al bordo della pozza, il rinoceronte ad abbeverarsi.

Mi sono sorpresa nel sapere che in Namibia è possibile abbattere leoni e ghepardi ho quindi  apprezzato ancora di più le visite ad Africa North ed al Cheetah Conservation Fund, dove oltre alla possibilità di osservare questi animali da una distanza molto ravvicinata (molto), mi è stata spiegata la difficile convivenza tra animali selvatici ed uomo, del lavoro che con passione i responsabili di questi centri portano avanti, perché in questo paese tra venti anni ci sia ancora la possibilità di ammirare questi animali in natura, liberi

Uomini e donne che lavorano per la salvaguardia della natura, altri che invece operano per l’assistenza alle persone, ai bambini, ai malati, storie ed esperienze emozionanti.

Come le donne di Penduka, molte portatrici di handicap, che lavorano per produrre artigianato e collaborano a sostegno di un associazione che si occupa dei malati di turbecolosi preparando per loro decine di pasti tutti i giorni.

Oppure le tante maestre d’asilo o i responsabili degli orfanotrofi, che si occupano ogni giorno dei bambini perché abbiano il diritto di vivere la loro infanzia, avere un futuro.

I ragazzi del progetto Spitzkoppe che vi faranno scoprire i luoghi più emozionanti del paradiso dei boscimani.


E non ultima la regina Himba, che si occupa di bambini orfani che arrivano da tutti angoli del paese, in questo villaggio dove l’identità e le tradizioni della loro etnia vengono conservate e rispettate.

Abbiamo visitato tanti posti, visto volti, parlato con così tante persone che il viaggio mi è sembrato molto più lungo ed intenso di come mi era apparso nel programma.

Grazie a questo viaggio per la prima volta ho visto l’Africa dal suo interno, dalla sua prospettiva.

Adesso penso che sull’Africa ci si possono fare molte domande, ma le risposte giuste si trovano solo quando si riesce a scrollarsi di dosso gli stereotipi, sforzandosi di non dare giudizi.


Così mi è successo di tornare a casa ed accorgermi di non aver utilizzato nessuno dei tanti medicinali che avevo portato con me, oppure sfogliando le foto degli Himba solo in quel momento mi sono resa conto che le donne erano nude. Stereotipi e luoghi comuni, prospettive diverse a seconda del punto di osservazione.

Ho amato subito  la Namibia, questo paese dove l’ultima emozione della giornata la regala sempre il cielo stellato che, come dice una leggenda boscimana, è stato creato dal sole che andando a dormire si è coricato coprendosi con una coperta bucherellata, lasciando filtrare nel buio luce, le stelle appunto.

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