Quando ho messo piede sulla terra italiana, avevo un obiettivo: esplorare altri paesi e conoscere culture straniere. Avvicinandomi alla società ospitante e relazionandomi con la gente del luogo, mi sono sentita come un’extraterrestre. La mia identità culturale e storica rappresentava per i locali un’immagine confusa che separava la principessa persiana delle “Mille e una notte” dalla ragazza iraniana, proveniente molto probabilmente da un paese islamico, forse in mezzo agli Emirati del golfo persico che diventava, nella loro mente, improvvisamente arabo.
Il mio obiettivo
si è gradualmente indirizzato
verso una complessa
strada di reciproca conoscenza.
Prima avrei dovuto iniziare con l’eliminare
i pregiudizi su religione, pace, libertà, sicurezza.
Il mio obiettivo si è gradualmente indirizzato verso una complessa strada di reciproca conoscenza. E’ diventato importante per me ricostruire un’immagine più attuale della società iraniana, con una popolazione in maggioranza giovanile, cordiale, vivace, colta e capace di interagire qualora capiti loro l’apertura di una finestra sul mondo. Un lavoro assai difficoltoso, con numerosi ostacoli da oltrepassare…
Prima avrei dovuto iniziare con l’eliminare i pregiudizi su religione, pace, libertà, sicurezza. Non potevo partire da zero, ma avrei dovuto abbattere prima quel muro mentale costruito attorno al confine del nostro Paese, per far vedere che il sole di Mitra sta ancora riscaldando il cuore di ogni iraniano e che la popolazione segue ancora i rituali per la pace e per il rispetto insegnati da Zaratustra.
..poi avrei potuto iniziare a mettere insieme, nella mente occidentale, le mattonelle delle caratteristiche dell’attuale società iraniana, il lavoro più difficile è stato quello di dare ai miei interlocutori una spugnetta, profumata con sapone di Aleppo, forse con sapone di rosa di Kashan ma anche con fiori d’arancio di Shiraz, per cancellarne l’immagine impressa nel loro immaginario.
“La vita è un viaggio,
viaggiare è vivere due volte”
Ogni volta osservo la curiosità e il timore
dei viaggiatori nell’avvicinarsi agli Iraniani
Sono partita insieme agli italiani per la nuova avventura di far conoscere l’Iran: per presentare la mia cultura, che stava per cadere nell’ oblio, non bastavano solo le parole ma bisognava far vivere loro la società del mio Paese. Avevo in mente i versi del nostro poeta Omar Khayyam: “La vita è un viaggio, viaggiare è vivere due volte” e mi hanno riportato alla mente le parole di Italo Calvino, il viaggio, come la lettura, può diventare infinito grazie alla quantità crescente di persone curiose che al loro rientro danno una nuova vita all’esperienza con i loro racconti.
Ogni volta osservo la curiosità e il timore dei viaggiatori nell’avvicinarsi agli iraniani, un popolo che ha vissuto e continua a vivere le conseguenze delle decisioni dei poteri mondiali sull’economia e di quelle dei governanti del momento.
Nonostante un’inflazione crescente, la gente affronta pacificamente i problemi e continua ad essere sorridente ed ospitale perché il coraggio nel combattere il male ha origine dagli insegnamenti zoroastriani.
I rituali di unione e le celebrazioni di pace sono rappresentati sui bassorilievi di Persepolis dove si festeggiava Nowruz, il Capodanno persiano, durante l’equinozio di primavera. Oggi Nowruz, “il nuovo giorno”, costituisce uno dei rituali registrati nel patrimonio mondiale Unesco e viene festeggiato in tutto il mondo dai popoli dell’Antica Persia che ricordano la rinascita annuale della natura.
“Non ho visto mai un popolo
così cordiale, con un sorriso
dolce ed elegante …”
Alla fine di ogni viaggio raccolgo ogni volta frutti sempre più saporiti, con l’emozione che mi proviene dalle parole dei viaggiatori e dalle loro manifestazioni di soddisfazione per gli incontri spontanei nelle strade, nei quartieri, all’interno dei palazzi reali, nei giardini persiani, nelle moschee, nei bazaar ma anche nei parchi nei momenti di incontro di famiglie e di amici per pranzi e cene sui prati.
Al momento dell’ imbarco per l’Italia, i viaggiatori mi donano le emozioni che si portano a casa, manifestando di lasciare nel Paese un pezzo del loro cuore. Piergiorgio diceva: “Non ho visto mai un popolo così cordiale, con un sorriso dolce ed elegante …”. MariaNovella: “È un posto dove la gente non si lascia andare, ha sempre voglia di crescita. Si vede che è una civiltà antica”. L’esperienza di tanti anni in viaggio mi ha permesso di ritrovarmi in pieno nel detto persiano “viaggiando ci si conosce“, cosa che ogni volta verifico e che mi riempie il cuore di soddisfazione!
Noushin Jami Khah, accompagnatrice del viaggio
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