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L’Avana come Palermo

Aggiornamento: 4 ott 2022


Dal Messico nel lontano ‘72, mio primo viaggio fuori dell’Europa, tante genti e tanti paesaggi urbani, erano passati davanti ai miei occhi, tanti da non riuscire più a ricordarli proprio tutti


eppure solo all’Avana nel 2016, il giorno prima del nostro rientro in Italia, forse per la prima volta in vita mia, ho avuto chiara la percezione e ho veramente capito perché il centro storico di Palermo possa affascinare tanti stranieri



Habana Vieja, il più grande centro storico coloniale dell’America Latina, splendido concentrato di architetture eclettiche, con il suo straordinario mix di colori, suoni e varia umanità, immancabilmente incanta chiunque vi metta piede


Per tre settimane, in piccole dosi quotidiane, Cuba mi era penetrata a poco poco sotto pelle; non ci sono le piramidi né le cascate di Iguaçù, eppure quest’isola ha qualcosa di molto particolare da offrire. “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico”, diceva il poeta (Giovanni Pascoli, da “L’aquilone” ndr)


Per molti versi l’orologio sembra essersi fermato al 1959, anno della rivoluzione, anzi molti cubani asseriscono di essere più indietro ora che negli anni ’60, ma non è del tutto vero naturalmente, la politica può alterare, ma non fermare la storia


… “La gente parla da un balcone a un altro, tanti stanno seduti a parlare sulla soglia di casa; a parte il colore più o meno scuro della pelle, tutto è proprio come in Corso Pisani negli anni del dopoguerra dove abitavo da bambino” osserva Giovanni, mio marito, nonché infaticabile compagno nella ricerca del tempo perduto.


All’improvviso la strada si anima ancora di più, c’è chi grida ai passanti, sembra che si stiano azzuffando, ma in realtà bisticciano scherzosamente sull’ultima partita di baseball, vero sport nazionale. Il concetto di privacy sembra inesistente, dal momento che tutti possono liberamente guardare dentro casa e i vicini sanno tutto di tutti.



All’angolo della strada una donna in bigodini, ma l’ho visto fare anche a un ragazzo con i capelli arditamente scolpiti, mette qualcosa in un panaro, subito ritirato dai piani superiori, un sistema antico come il cucco del quale avevamo perso memoria, ma perfettamente efficace per velocizzare lo scambio delle merci. E qui anche io posso sfoderare i miei ricordi, giacché negli anni ’60 proprio così faceva mia nonna per comprare le melanzane quando passava il fruttivendolo in Viale delle Magnolie. Il nostro condominio era stato uno dei primi ad essere costruito nella zona, e intorno pascolavano ancora le pecore.


L’Italia veniva un tempo considerata patria della famosa arte dell’arrangiarsi, ma da tempo ne abbiamo perso il monopolio, se mai lo abbiamo veramente avuto


Ebbene, i cubani ne sono maestri insuperati



c’è chi ricicla gli accendisigari a pagamento riempiendoli nuovamente di gas su un banchetto improvvisato, e chi vende una misera lattughina sul ciglio della strada. C’è chi vanta le bontà di aglio e cipollette sistemate in trecce sulle spalle, e chi gira con scope e palette in spalla abbanniando i propri servigi per le pulizie della casa. C’è pure chi ha inventato un negozietto di barbiere in un mezzo balconcino facilmente accessibile dalla strada e contraddistinto da un cartello OFERTAS scritto a mano. Non sono offerte speciali, ma un semplice elenco dei prezzi di ogni tipo di taglio di barba e capelli. C’è persino chi si organizza un negozio di souvenir sulle scale che, sempre strette e impervie, con gradini cortissimi e spesso irregolari, portano ai piani superiori.


I prezzi astronomici rendono le macchine del tutto fuori dalla portata della stragrande maggioranza dei cubani che si adeguano diventando magnifici meccanici e carrozzieri per le tante enormi coloratissime macchine americane anni ’50 ancora in circolazione, addirittura trasformandole in decappottabili, o inventando tutta una serie di ingegnosi e fantasiosi veicoli esistenti solo a Cuba: il coco-taxi (taxi a forma di cocco), il bici-taxi, il “ciclomotore” che in realtà è un incrocio fra lapa (fungoncino Ape in palermitano) e motocicletta, e così via dicendo.



E ancora: l’Avana come gran parte di Cuba soffre di periodiche e frequenti mancanze d’acqua, e questa emergenza in Sicilia purtroppo non riguarda solo il passato. Alcune zone del centro storico, pur non avendo subito alcun bombardamento, sono fatiscenti proprio come Piazza Garraffello alla Vucciria. Il porto dell’Avana, come quello di Palermo, era un tempo chiuso da una catena, e si potrebbe andare avanti in questo senso per molto tempo


Ma poi le somiglianze finiscono, perché l’Avana ha avuto un suo angelo custode di cui ancora noi invochiamo invano l’arrivo


Eusebio Leal (Eusebio Leal Spengler, 11 settembre 1942 – 31 luglio 2020, ndr) è stato a capo della Oficina de l’Historiador de la Ciudad, termine intraducibile che a Cuba denota la più importante istituzione culturale del paese, e ha guidato gli splendidi restauri che hanno interessato negli ultimi anni dozzine di edifici storici di Habana Vieja, tutti dotati di incantevoli cortili con vegetazione tropicale, di capriate lignee, di vetrate e inferriate artistiche, in cui l’azzurro ha un ruolo fondamentale. Si eseguono ottimi restauri in ogni parte del mondo, Palermo compresa, ma raramente mi è accaduto di vedere un utilizzo così azzeccato del bene restaurato. Dal museo delle carte da gioco alla moschea o alla sala concerti, dall’antica farmacia alla fabbrica di cioccolata, dal museo della Santeria alla rivendita di profumi o alla distilleria di birra artigianale, dal museo di Arte Coloniale al negozio di arte naif, la città ha acquistato tutta una serie di attrazioni culturali gratuite o quasi in una zona geograficamente ristretta e quindi facilmente visitabile a piedi. Non solo, negli esercizi commerciali della Oficina, gli utili ricavati sono destinati ad altri restauri


Se Havana sembra Palermo di 50 anni fa, dobbiamo augurarci che, sotto questo aspetto, non siano necessari 50 anni affinché Palermo sia come Havana



Marcella Croce www.marcellacroce.com


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