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Immagine del redattoreStaff Viaggi Solidali

Immersi nel cuore del Sud

Aggiornamento: 4 ott 2022


Gianfranco ha studiato napoletano mentre viveva nella città. Con grande generosità condivide con noi una mail scritta al suo insegnante  Agostino, al suo rientro a casa. Un ricordo di Napoli, e di una giornata speciale a Linosa



Ciao Ago!


Eccomi qua, tornato all’ovile, anzi uno degli ovili, con tutto un frullio in testa di ricordi, impressioni, volti, paesaggi, suoni.


Ogni tanto bisognerebbe fermarsi un po’, mi dico. Ma in fondo che bisogno c’è, ci sono tante cose da fare, idee da inseguire… il frullio in testa può andare avanti per conto suo, la sedimentazione pure, o no?


Non posso perdere occasioni, opportunità.

Un esempio lampante è stato il mio incontro con te!

Stavo imparando a leggerti negli occhi, a decifrare il tuo sguardo, a intuire cosa stavi per dirmi. E un’altra cosa sorprendente è successa…La tua risata irrefrenabile al sentire come pronunciavo “ottomila lire! vive vive” è stata contagiosa anche per me. Ci ho pensato, sai. Se me l’avesse fatta un altro, mentre io mi sforzavo di trovare il tono giusto, puoi star certo che l’avrei aggredito sia pure verbalmente. Invece… senza l’idea cocciuta di imparare il napoletano mai ti avrei incontrato.


Sarà anche l’atmosfera che si percepisce a Napoli, che ti invita a rilassarti, a vedere e ascoltare con l’animo sgombro da animosità…


Si va incontro con disponibilità, sorridendo!

Anche quando mi hanno rubato il portafoglio… beh, sì… la sorpresa, il disappunto ci sono stati, ma il dispiacere del giornalaio a cui avevo chiesto dove trovare un posto di polizia, le frasi amichevoli dei poliziotti che si sono limitati a registrare il luogo, l’ora, la mia breve descrizione dell’accaduto… sembrava di essere al bar a parlare della mia disavventura con gli amici. Al nord, quando solo avvicini un carabiniere, questi ti fa il quarto grado e ti chiede le cose più assurde: che macchina hai, come si chiama tuo nonno… con tono secco, gli occhi che ti scrutano, Io sguardo che scorre rapidamente dalla testa alle scarpe…


A Napoli è tutta n’ata cosa!



A Linosa, alla domanda fatidica “da dove vieni?” naturalmente ho risposto

“da Nnapoli”


C’era una ragazza napoletana nel gruppo: “Ma tu, sei napoletano per nascita, per abitazione?…” L’ho interrotta: “Per amore” ho aggiunto, senz’altra spiegazione.


Linosa è proprio bella


In un microcosmo un po’ aspro, selvaggio, ricoperto da fichi d’india. In una superficie di 5 km quadrati ci sono ben 5 crateri, purtroppo spenti. L’ho esplorata in lungo e in largo, mi sono infilato in tutti i sentieri, alla ricerca delle tracce del suo passato, gli insediamenti dei romani, le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, gli spiazzi circolari rocciosi, circondati da sassi, che servono per pestare le lenticchie e l’orzo, le casette sperdute, i conigli selvatici, le centinaia di lucertole che ti gironzolano intorno senza paura, e intorno ‘o mare blu, e in cima al vulcano più’ alto il cerchio a 360 gradi dell’orizzonte cielo-mare.


Me sentivo proprio nu guaglione

La poesia di Viviani (n.d.r. Raffaele Viviani, poeta napoletano 1888-1950) mi ha fatto proprio una bella compagnia: me la dicevo in continuazione, con uno spirito nuovo “e comme ce sfrenavemo, sempe chine ‘e sudore”.

Sai che ho fatto un giorno? Stavo pedalando su una strada che costeggia il mare…

a mare ce menavemo spisso cu tutte ‘e panne“… ho gettato la bici, sono corso sulla spiaggia e mi sono buttato vestito…


Che piacere, che sensazione!


Vai sott’acqua, quasi strisci sul fondo, ti guardi attorno… mi rotolo sul fianco… poi riemergi e ti sistemi lungo disteso sul dorso, le braccia spalancate, le gambe divaricate, e ti lasci cullare dall’onda… sono un animale acquatico… mi viene in mente di scorrere le mani sul corpo… madonna mia… ‘o cellulare int’a saccoccia!…


Rafele mio, che m’aie fatto fa’!


Agostino, il cellulare non risponde più. Per favore mandami i tuoi numeri di telefono.

Ciao, Gianfranco



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