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Il mio disordinato diario di viaggio

Come al solito decido all’ultimo minuto e così uno dei viaggi per lo Zambia è già partito, l’altro in programma non raggiunge il numero minimo, quello per la Tanzania è già al completo. Viaggi Solidali mi propone il Mozambico e io accetto. Quindi non c’è tempo per preparasi, leggere qualche testo che aiuti ad entrare nella realtà del paese, ma forse, in fondo è meglio così…

Aeroporto di Roma – Fiumicino

Arrivo presto e mi godo questo “non luogo”, dove la gente arriva, transita, attende, parte, senza soluzione di continuità. Potrei restare e partecipare a questa realtà transitoria, osservare per ore, ma la nostra guida Daniela ci aspetta al check in dell’Ethiopian Airlines.

Così mi avvicino alla fila che si sta formando e mi guardo intorno cercando di capire quali potrebbero essere i miei compagni di viaggio. Al primo approccio, con una persona che come me si guarda in giro e alla quale chiedo “Mozanbico?”, la risposta è “No, Sud Africa!”. E’ una simpatica capogruppo di Avventure nel Mondo, poi incontrata anche sulla via del ritorno all’aeroporto di Addis Abeba. Al secondo tentativo trovo Anna, milanese, zaino in spalla e aria sicura. Bene, mi dico, una viaggiatrice e così i nomi della lista dei partecipanti cominciano ad avere dei volti. Dopo poco infatti troviamo Deborah di Firenze, la ragazza con le due valigie (anzi borsoni giganteschi), poi più avanti Paola, milanese anche lei, la “piccola” del gruppo, e quindi i torinesi Federica e Marco , Talida rumena/romana e gli amici siciliani Luisa e Alessandro. La nostra guida Daniela, completa il gruppo che, dopo un primo approccio, si disperde in attesa della partenza. Devo confessare che a un certo punto, mi sono chiesta: ma cosa ci faccio qui, perché ho scelto questo viaggio in Mozambico con un gruppo di sconosciuti, perché non sono andata con gli amici in Grecia…

Comunque, imbarco con più di un’ora di ritardo, volo regolare e arrivo a Maputo, dove ci attende Mussa, il nostro autista/angelo custode per tutta la durata del viaggio.

Maputo

All’uscita dall’aeroporto una sorpresa: tutti ci aspettavamo un caldo “africano” e invece sembrava di essere a Milano in un freddo giorno di pioggia! Più avanti avremmo scoperto che in Mozambico era da 60 anni che non faceva un inverno così freddo e piovoso. Durante il percorso per raggiungere la guest house della Caritas mozambicana, il primo approccio con il Mozambico e con Maputo, una città dalla periferia degradata ed un centro che alterna palazzi moderni, villette coloniali, strade a tratti perfettamente asfaltate, a tratti con profonde buche, schivate però con grande abilità dal nostro autista.

A Maputo quello che mi colpisce è la moltitudine di gente in giro, i colori delle capulane che portano quasi tutte le donne e la quantità di persone che riescono a contenere le “chapas”, (specie di bus collettivi).

A Maputo abbiamo avuto la possibilità di visitare, accompagnati da Silvia, una ragazza che sta svolgendo il servizio civile, due progetti Recicla e Fertiliza per il riciclaggio della plastica e dei rifiuti organici. Esperienze interessanti e che ci fanno capire come con l’impegno, la comprensione e la condivisione è possibile cambiare le cose, lottare contro la povertà, ridare dignità alle persone.

Matutuine e Reserva Especial dos Elefantes

Da Maputo ci spostiamo verso la Reserva e durante il tragitto incontriamo il responsabile locale di un progetto per la produzione del miele, che ci illustra l’iniziativa e ci fa vedere con orgoglio il piccolo laboratorio per l’estrazione del miele. L’immagine di quest’uomo con la sua giacca buona e con il cappello in mano, in evidente imbarazzo davanti al nostro gruppo, sono sicura sarà una delle immagini che rimarrà indelebile di questo viaggio in Mozambico, unitamente alla sensazione che l’imbarazzo doveva essere nostro e non suo.. Dopo l’ottima cena (un po’ di freddo, ma la birra è stato un buon viatico) e la notte nel lodge ai margini della riserva, con il safari del giorno successivo incontriamo e conosciamo la savana (distese di terra ora verdeggianti, ora sabbiose, colline che degradano dolcemente verso il mare, terra rossa…) e scopriamo che gli elefanti sono animali piuttosto timidi, infatti non si fanno vedere, che gli ippopotami sono invece più estroversi ed è possibile osservarli mentre beatamente se ne stanno in acqua (…ma forse dormivano e non ci hanno sentiti!), che se non si vuole rischiare di passare la notte nella savana è meglio tenere una corda sul pulmino, oppure un ingegnere torinese di nome Marco.

Massingir

Dopo una notte alla Caritas di Maputo, senza luce e energia elettrica, né acqua calda (ma un viaggio senza contrattempi e difficoltà non sarebbe un viaggio, ma un soggiorno in un villaggio turistico “tutto compreso”) si riparte in direzione di Massingir con sistemazione in un altro lodge, raro esempio di gestione comunitaria da parte del vicino villaggio. Escursione in barca, visita al villaggio dei pescatori dove si lavora il pesce, avvistati gli ippopotami nel Rio dos Elefantes, elefanti invece sempre timidi. Ma è la visita al villaggio, con una parte del gruppo, che ci riserva le emozioni più profonde. L’incontro con una realtà che non sembra ancora toccata dal progresso (quindi con tutti i vantaggi e gli svantaggi conseguenti), i bambini che ci sono venuti incontro e piano, piano ci hanno circondato e guardato intensamente con i loro occhi scuri e profondi. E poi la partita a calcio con un pallone di nylon e corda e il ritorno a piedi al lodge nel rosso tramonto africano. E la notte, un cielo incredibilmente stellato sopra di noi…

Tofo e Bazaruto

L’azzurro del mare, l’incontro con lo squalo balena, i pescatori, le camminate sulla spiaggia, i canti e il pop corn sul dhow…

Tofo è una bella spiaggia e l’escursione con il gommone per l’incontro con lo squalo balena ha entusiasmato tutti. Nuotare a fianco di questo grande e innocuo pesce è stata un’emozione unica. L’arcipelago di Bazaruto è una meraviglia della natura, spiagge bianche, isole con grandi dune di sabbia, colori del mare cangianti. Lungo viaggio di ritorno sul dhow, allietato dai canti del gruppo…

Ritorno e conclusioni

Ritorno a Maputo e pernottamento sempre nella guest della Caritas. Ultima cena prima della partenza, tempo di bilanci, impressioni, osservazioni. Ognuno fa il proprio viaggio.

Potrei scrivere molto altro, particolari divertenti sui compagni di viaggio, dettagli, aggiungere una colonna sonora. Ma probabilmente rischierei di perdermi e sicuramente diventerebbe noioso. Oppure scriverò una seconda puntata, boh…vedremo. Intanto concludo. Abbiamo visto cose e incontrato persone. Abbiamo fatto esperienze ed è quello che si chiede ad un viaggio. Perché ogni viaggio ti lascia qualcosa. Il Mozambico mi ha lasciato fondamentalmente due impressioni: le persone che incontri nella vita sono, a loro modo un viaggio e non tutti i viaggi si misurano in chilometri; lo sguardo profondissimo dei bambini e la scoperta che il “mal d’Africa” esiste. Lo so, sono tre, ma la matematica non è il mio forte.

Grazie a tutti i compagni di viaggio e alla nostra guida Daniela. Grazie al mio amico Antonio per i suggerimenti (lui non lo sa, ma io si!). Rosi

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