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Etiopia: il soldo della pietà

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Viaggiando attraverso paesi meno sviluppati che qualcuno potrebbe definire del 2° e 3° mondo (quando è partita la gara per il primo posto?), ritrovo costante l’incontro con i bambini più o meno poveri. “Hallo Mister, Hallo!!”

Molti sono solo curiosi, i più, chiedono soldi, caramelle, biro. E’ ovvio che a precedermi sono state scellerate consuetudini di qualche turista che, per sopire la stretta al cuore, ha allungato qualche moneta. Un modo veloce ed indolore per cancellare in un attimo il senso di colpa. Qualche soldo per comperare in un sol colpo un bel sorriso, una bella foto ed una coscienza pulita.

Ma per fortuna scopro che, col passare del tempo e con la maggiore consapevolezza derivante da teorie e pratiche di turismo responsabile, queste abitudini si stanno piano piano riducendo. Di pari passo aumenta l’ingegnosità dei più poveri nel riuscire ad ottenere qualche spicciolo dai forestieri.

Le tecniche di “intortamento” sono le più disparate. Le più banali sono basate sulla leva all’umana pietà e raccontano di situazioni di solitudine e di fame. Più elaborate sono quelle relative all’istruzione: il bisogno di libri e materiali scolastici.

Ma l’ingegnosità infantile può raggiungere alte vette. Ricordo un bellissimo esempio accadutomi nella medina di Fez in Marocco. Prima della richiesta di soldi, l’intortamento prevedeva lunghe ed estenuanti storie che variavano in base alla nazionalità del turista. Nel mio caso, l’intelligentissimo bambino affermava di avere un cugino in Italia che stava frequentando con successo un corso di perfezionamento di mandolino. Serviva un contributo da inviare al parente lontano per potersi diplomare… Bravissimo! Avrei voluto premiare il giovane autore di questo intelligente collegamento che lo univa ad improbabili elementi della tradizione italica.

Ma il Nobel lo assegno senza ombra di dubbio ai bambini di Lalibela, in Etiopia. All’uscita dalle famose chiese rupestri mi avvicina  un gruppo di bimbi. Il più piccolo di questi ha un euro in mano e mi chiede di poterglielo cambiare in birr. Non essendo un’elemosina, prendo l’euro e consegno al bambino il corrispettivo in moneta locale applicandogli un bel cambio favorevole (vuoi mica approfittare di un bambino sul cambio!!??).

Continuo per la mia strada quando un altro, un po’ più grandicello mi affianca con fare amichevole. Dopo i saluti di rito, mi mostra una piccola collezione di monete internazionali: un dollaro, una sterlina, etc. Gli manca proprio l’euro e vorrebbe completare la sua collezione con la nostra nobile moneta che per caso mi ritrovo in tasca.

Un genio!! Bravo, vorrei dirgli “bravo, davvero, sei un artista!!”.

Sorrido, mi dispiace non cedere alla tentazione di stare al gioco. Il dispiacere si fa tristezza negli occhi grandi e dolci che muovono a pietà. E’ difficile trattenersi. So bene che quei soldi non lo aiuterebbero se non per un breve istante, so bene che probabilmente non rimarranno a lui, so bene che sono altre le via per fare davvero il suo di bene.

So tutte questa c___o di cose. Ma siamo lui ed io.

Trattengo il colpo al cuore. Mi sforzo di non incrociare il suo sguardo. Alzo la mano e lo saluto con un sorriso. Lui rimane li ed io, più vuoto, torno nel mio mondo dorato, cercando di capire dove sta la giutizia ultima.

di Pietro Lamprati

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