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Immagine del redattoreStaff Viaggi Solidali

TURISMO SOSTENIBILE: 2017 L’ANNO DEL BOOM!

Manca poco alla fine di quest’anno 2017, dichiarato dall’ONU l’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile per lo Sviluppo, che ha visto crescere esponenzialmente questo settore. Sull’argomento vi consigliamo la lettura di quest’articolo, apparso su Dove Viaggi del Corriere della Sera già da qualche tempo ma ancora estremamente attuale… Buona lettura!!!

Turismo sostenibile: 2017 l’Anno del boom

Sta cambiando le strutture, i viaggiatori, l’economia del viaggio. E secondo l’Onu il Turismo sostenibile ed equo-solidale che rispetta i popoli e i luoghi, è destinato a cambiare il mondo. In meglio. Le cifre, le ultime tendenze, le eccellenze, gli indirizzi per partire

Il mondo salvato dai viaggiatori. Era la grande idea dietro questo 2017, dichiarato dall’Onu Anno Internazionale del Turismo sostenibile. Tema: come trasformare l’industria a più rapida crescita del pianeta – 1100 miliardi di euro di fatturato globale secondo la World Tourism Organization, un decimo del Pil complessivo, più di un miliardo di persone in movimento ogni anno – nella forza buona capace di abbattere muri sociali e culturali. E di salvare dall’inquinamento, dall’incuria, dagli sprechi, la bellezza del mondo, che si parli della Grande Barriera Corallina o del borgo sulla collina alla periferia della propria città. Un anno di buoni propositi, allora, e anche di bilanci. Per scoprire che il viaggiare green, nel rispetto dell’ecosistema e delle comunità incontrate (in questa accezione di parla anche di turismo responsabile, o solidale) è ormai sentimento diffuso, movimento di massa senza più grandi confini di budget, età, istruzione. Anche da noi. Secondo uno studio di Espresso Communication per ConLegno oggi il 48% degli italiani vuole adottare in vacanza “azioni rispettose per l’Ambiente”. E per il portale di recensioni TripAdvisor il 38% intendeva farlo nel 2017. La domanda green cresce del 9% l’anno secondo l’osservatorio della Borsa Italiana del Turismo, che all’ecoturismo ha dedicato l’edizione dello scorso aprile, mentre secondo la Fondazione Univerde un 16% degli italiani dice di praticare solo turismo sostenibile. Nella foto sopra: La baia di Wulaia, nella Patagonia cilena. Il Cile era al terzo posto nella top 10 delle mete turistiche etiche del 2017 secondo Ethical Traveler. Nella giungla o nel borgo “Questo turismo consapevole nasce per rispettare l’ambiente e le persone, ma c’è anche l’esigenza più profonda di un viaggio che ci assomigli di più, ci coinvolga fino in fondo”, spiega Giovanni Viganò, docente di Organizzazione e Promozione di Territori turistici all’Università Bocconi di Milano. “Negli Anni 60 e 70 il turismo era la fuga dalla città, e il paesaggio era solo il fondale di questi lunghi break, congelato nelle cartoline. Negli Anni 80 il Wwf e Legambiente, e un fiorire di iniziative degli enti locali, ci hanno insegnato che esisteva un territorio: si è iniziato a cambiare meta per vedere posti nuovi, e i più volenterosi studiavano la storia della zona. Infine, dagli anni 2000, prima una minoranza illuminata, poi una parte crescente dei viaggiatori ha iniziato a volerci entrare, dentro a quel paesaggio, a voler conoscere la gente del posto, il loro cibo, perfino i loro problemi”. La morale? Un decennio e passa di voli low cost e recensioni on line ci h resi tutti turisti più esperti, protagonisti, che cercano e possono avere – grazie alla diversificazione dell’offerta, alla facilità con cui si può scegliere con un click dallo smartphone – un viaggio che rappresenti i propri gusti e rispetti i propri valori. Come l’ecologia, che abbiamo introiettato con pratiche come la raccolta differenziata. Ma non solo. Personalizzato, più aperto alla ricchezza infinita delle culture, dei sapori, delle storie del mondo, il viaggio diventa adesso davvero esperienza unica, una piccola scelta di vita. E non la ricreazione da essa. Secondo l’inchiesta di Espresso Communication, per il 53% degli intervistati sostenibile è il viaggio che fa incontrare le tradizioni culturali e enogastronomiche del posto, fa entrare in contatto con la natura (48%) e contribuire allo sviluppo locale (34%). E quali sono le sue pratiche più caratterizzanti? L’impiego di guide locali per scoprire aree protette e borghi storici, ha risposto il 57% del campione, l’utilizzo di prodotti il più possibile a chilometro zero (54%), la possibilità di vivere la vacanza lasciando l’auto a casa (55%). Un viaggiare con gli occhi aperti che fa bene al viaggiatore, il quale magari acquista una conoscenza più critica di risorse date per scontate, dall’acqua della doccia in hotel al cibo avanzato al buffet, e apprende l’origine dei prodotti che arrivano da tutto il mondo nel supermercato sotto casa. “Il turismo responsabile è destinato a influenzare il modo stesso di consumare”, sosteneva Chiara Mio, direttore del Master in Economia e gestione del Turismo all’Università veneziana di Ca’ Foscari, a margine della presentazione dei dati di Espresso Communication, “Insegnerà la sobrietà, l’equità, il rispetto”. A noi, e a chi produce turismo. Perché il vero fenomeno recente è la velocità e radicalità con cui “il senso per il green” riorienta le strategie dei piccoli, grandi, grandissimi operatori. Ridisegnando la percezione di servizi e luoghi. E inventando un lusso nuovo. Più belli e più buoni Per scoprirlo, c’è la sezione Green dei World Travel Awards, premio dell’eccellenza alberghiera assegnato da una commissione di esperti e operatori. Nel 2016 era primo al mondo l’Anantara Hua Hin Resort, sul golfo del Siam, Thailandia, un sogno di bungalow e lagune fiorite in stile thai tradizionale.“Mutazioni strutturali per una nuova sensibilità diffusa“, riassume Maurizio Davolio, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile, il cui portale offre la più completa mappa italiana di strutture e servizi green. “Se tutto è iniziato con un pubblico di nicchia e un pugno di operatori specializzati, oggi queste esperienze sono studiate e, dove possibile, fatte proprie dai grandi marchi. Per il semplice motivo che la richiesta può solo aumentare. La riconversione può solo accelerare.” Non solo. “L’approccio green, per un hotel come per gli amministratori di una città d’arte, nasce come scelta etica, magari di marketing”, continua Viganò, “ma, sul lungo termine, è anche il più giusto a livello economico e gestionale. Sostenibilità è pensare, insieme all’ospite, un’offerta mirata che riduce gli sprechi e le forzature degli hotel tutti identici, del tutto compreso, del pacchetto: c’è voglia di formule più aperte. Sostenibile è soprattutto l’uso più efficiente le risorse a disposizione. Il territorio come la gente e i saperi del luogo in cui si opera.” Secondo Univerde il 41% dei viaggiatori italiani oggi si informa prima di partire sulla sostenibilità delle strutture, e il 44 si dice disposto a spendere anche di più (fino al 20%) per avere la certezza di servizi amici dell’ambiente. Secondo Booking.com, motore di ricerca dei pernottamenti, 7 viaggiatori su 10 nel mondo sono orientati nello scegliere un albergo dalla presenza, o meno, di pannelli solari; sempre di più sono disposti a piccoli sacrifici in camera in nome dell’ecologia: la doccia a basso flusso, per dire (89%), o lenzuola sostituite meno di frequente (75%). TripAdvisor stila invece ogni anno la lista degli EcoLeader, i resort, hotel o b&b che più si impegnano nella sostenibilità. “Sono le strutture che aderiscono volontariamente al sondaggio”, spiega il portavoce Michele Andreoli, “compilando un questionario che tocca ogni aspetto dell’ospitalità, dai rifiuti ai materiali edili utilizzati. Tutto poi verificato a campione da un’organizzazione indipendente, The Cadmus Group. Poi, i dati sono incrociati con le recensioni e i punteggi degli utenti.” Nella foto sotto, la piscina panoramica con vista sulle Alpi dell’Hotel Leitlhof – Dolomiten a San Candido (Bz). Al quinto posto nella classifica 2017 degli Ecoleader platino di TripAdvisor, in cui il Trentino Alto Adige era quest’anno la regione più rappresentata. È in Italia un’autentica eccellenza: il Lefay Resort & SPA Lago di Garda di Gargnano, primo per gradimento tra gli EcoLeader Platino (col massimo punteggio ottenibile dal questionario) d’Italia e d’Europa. Una struttura che vanta il 100% di compensazione delle CO2 emessa (una parte dei ricavi è reinvestita in progetti che riequilibrano l’ impatto sull’atmosfera), che nel 2016 è risultata la miglior Destination Spa ai World Spa e Wellness Awards, ma vanta anche un +6% di fatturato operativo. “Quando è nato il Lefay, nel 2006, la sensibilità per il sostenibile non era così diffusa”, spiega il Managing Director Alcide Leali Jr.. “Ma volendo realizzare un brand di riferimento internazionale nel wellness, abbiamo pensato che il benessere debba coinvolgere anche l’ambiente. Realizzare una struttura a basso impatto comporta spese medie del 20% in più, ma a chi voglia intraprendere questo percorso ricordo che, per quanto riguarda ad esempio i consumi energetici, il forte investimento iniziale si ripaga quasi subito. Oggi vogliamo lavorare ancora sul rapporto con il territorio e sull’uso di prodotti e personale del luogo. Insieme alla nuova mobilità ecologica (siamo stati tra i primi a installare le centrali di rifornimento Tesla per le auto elettriche) credo sarà la tendenza del futuro: mai più resort-fortezze isolati dalla realtà locale”. Nella foto sotto, la Grande Limonaia, ristorante del Lefay Resort & Spa di Gragnano. Istituzionale, molto rigoroso, l’Ecolabel, che compie ora 25 anni, è invece il marchio della Comunità Europea che certifica il ridotto eco-impatto di beni o servizi nel loro intero ciclo produttivo. Anch’esso parte dall’autosegnalazione delle aziende ma viene poi confermato dagli esperti. Quest’anno l’hanno conquistato fra le altre strutture d’eccellenza come l’Hotel Spa Le Grotte di Genga (An), o esperimenti come l’Open 011, ostello e spazio culturale di Torino. Ma a orientare chi viaggia ci sono anche il marchio internazionale Green Globe, o le “foglie” con cui il network Lifegate, tra i primi a parlare in italia di biologico e sostenibilità, premia chi rispetta il suo Rating di Sostenibilità e il suo Manifesto del Turismo sostenibile. Sentieri positivi Quanto ai viaggi organizzati, proprio Lifegate ha appena lanciato un suo carnet di eco-viaggi Lifegate Experience, in collaborazione con operatori specializzati. Altri se ne trovano tra gli ospiti di IT.A.CÀ, festival itinerante del turismo responsabile che il 16 settembre riparte da Rimini, sul sito dell’Aitr o tra gli espositori di Fa’ la cosa giusta, fiera del vivere sostenibile di marzo a Milano. Del resto per Tripadvisor un italiano su 3 preferisce tour con “soluzioni green”. A partire dal mezzo: veicoli ibridi, magari, meglio ancora la bici, perfetto a piedi. Di qui anche il successo crescente del trekking e dei cammini storici: un partire che usa solo la più compatibile delle energie,quella umana, fa immergere nel territorio chi lo pratica, fa incontrare gente e sapori, e si modella sui tempi di ogni viaggiatore. “È il viaggio-esperienza per definizione”, conferma Pietro Reitano di Altreconomia, associazione e editore attento al mondo dei camminatori (con le sue guide alle grandi Vie) e alle modalità alternative anche per visitare le mete più classiche (vedi la guida tutta solidale al Kenya, lontana dai resort). “Un’esperienza che esalta un’altro aspetto del viaggio green: la scoperta di luoghi non ancora organizzati per il turismo di massa. Intatti eppure a volte a due passi dalle città.” Come la Val Grande, la Valtramontina o altre idee dalla guida Altreconomia a L’Italia Selvaggia. (Con)divide et impera Altra modalità che esplode oggi (anche) in sintonia col sentimento eco è lo sharing, la vacanza in cui si condivide: la casa, come con ScambioCasa, la barca, come con Holaboat, o ancora il camper o il divano. Senza dimenticare le piattaforme che portano in abitazioni private con il peer-to-peer. AirBnb, al di là dei problemi burocratici legati a una legislazione in evoluzione, sta cambiando il turismo: offrendo posti letto low cost in mete altrimenti proibitive, o in luoghi dove finora, semplicemente, non ce n’erano. Soluzioni che permettono un vero incontro col luogo, che è poi il senso delle nuove AirBnb Experience con insider locali che offrono il loro tempo e la loro esperienza: dall’Avana vista con la cantante cubana alla Los Angeles con la guida-surfista. Un modo di narrare il territorio che da tempo utilizziamo anche nei reportage di Dove. Si tratta di formule sostenibili perché inserite nel contesto originario: secondo Airbnb in Europa nel 2016 i suoi viaggiatori “hanno contribuito a un risparmio di energia pari a quella occorrente a 566mila case”, mentre “il 94 per cento degli host attua pratiche ecocompatibili”, da imparare e riportare a casa. Gita a green city Viaggiare insegna. Lo pensano i turisti del “viaggio green d’istruzione”, esperti e appassionati che intraprendono tour nelle mete più eco-influenti (in Italia li propone Kyoto Club: tra i pannelli solari di Friburgo (alla città tedesca Dove settembre dedica un weekend, a pag. 38), nella iperciclabile Oslo o tra le centrali eoliche della Danimarca con i tour di State of Green. O nell’European Green Capital scelta ogni anno dall’Ue: quest’anno era la tedesca Essen (vedere Dove settembre 2016). O ancora seguendo liste come l’Enviromental Performance Index dell’Università di Yale degli eco-Paesi più virtuosi, dove domina da sempre la Scandinavia. Lo pensano i mind builder, baby boomer che oggi vanno per gli “anta” e sono una fra le tribù di consumatori italiani più interessanti e influenti, secondo il Future concept lab di Milano: gente che sceglie, pensa, ha fame di cultura e partecipazione. E al villaggio all inclusive preferirà magari il No-MafiaBike Tour del minioperatore Sloways, tra le strutture e i produttori di Addiopizzo, in trincea contro la criminalità. E siamo solo all’inizio. Cresce il turismo sostenibile dei congressi, settore che da sempre smuove risorse e detta la linea (se ne parlerà a un convegno curato da Digital Mice a settembre a Milano). C’è chi, come Planet Viaggi, propone viaggi di nozze sostenibili, in strutture eco o visitando, magari, un villaggio africano. E “in Italia esploderà il turismo di comunità”, annuncia Viganò, “forma di cooperazione in cui amministratori, produttori, sponsor, cittadini e turisti sono uniti in un progetto di accoglienza e di marketing del territorio”. È il turismo che salva paesi spopolati, come insegna Cerreto dell’Alpe, borgo medievale dell’Appennino Tosco Emiliano dove, dal sindaco al fornaio, tutti contribuiscono al progetto “Briganti di Cerreto”. Quello che può recuperare un prodotto della terra o l’artigianato perduto, rilanciare un parco naturale, un sito archeologico, un vecchio quartiere. Un turismo che cambia i luoghi. E le persone.

Fonte: Turismo sostenibile: 2017 l’Anno del boom di Gianfranco Raffaelli (31 agosto 2017)

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