Dopo un lungo trasferimento su una strada impossibile che attraversa il deserto di Kyzylkum, si arriva a Bukhara. L’albergo, un piccolo B&B a conduzione familiare, si trova nel quartiere ebraico. Bukhara infatti ha sempre avuto una comunita’ ebraica abbastanza numerosa, che prima dell’indipendenza rappresentava ancora il 7 % della popolazione. Ma proprio con l’indipendenza, forse per paura che senza il controllo del regime sovietico ci fosse un escalation del fondamentalismo islamico, la maggior parte di loro ha lasciato il paese.
Dai vicoli del quartiere ebraico si sbuca direttamente nella piazza Lyabi-Hauz, il centro vitale della citta’. La piazza e’ caratterizzata da una grande vasca usata in passato per l’approvvigionamento idrico ed e’ circondata da due belle scuole coraniche e da un edificio di Khanaka dove trovavano alloggio i Dervisci erranti.
Bukhara – Statua di Hoja Nasruddin
Sempre nella piazza si trova la statua di Hoja Nasruddin a cavallo di un asino, e i locali fanno la fila per fare una foto con Hoja. Hoja Nasruddin era un Mullah e a lui sono legate una serie di ironiche storielle con perle di saggezza popolare. Una narra la storia di Hoja che un giorno incontra un uomo che piangeva. Si avvicina per chiedergli come mai e l’uomo risponde che, non avendo i soldi per comprare della carne si era avvicinato per sentirne il profumo ma l’oste gli aveva chiesto dei soldi anche solo per sentire il profumo della carne cotta. Allora Hoja va dall’oste, prende delle monete, le mette nel palmo della mano e le fa suonare dicendo: ecco, ora sei stato pagato per il profumo della tua carne con il rumore dei soldi.
Bukhara non e’ compatta come Khiva che invece suggerisce come doveva essere una citta’ nei tempi passati. Pero’ gli abitanti di Bukhara non hanno ceduto la citta’ ai turisti e continuano a viverla e questo la rende viva e dinamica. La piazza e’ piena di famiglie che passeggiano, mangiano, chiaccherano, giocano all’ombra dei gelsi secolari e i turisti sono degli ospiti ben accetti.
E non disturbano neanche i tanti negozietti di souvenir, tappetti, miniature perche’ sembrano solo il normale proseguimento della tradizione di commerci e scambi di questa citta’. La vita sembra scorrere a prescindere dai turisti e non in funzione dei loro bisogni.
E pur non essendo raccolta come Khiva, tutto e’ comunque raggiungibile a piedi. Tanti sono i monumenti da visitare,alcuni che risalgono al 9-10° secolo, tutti realizzati con i mattoni di fango caratteristici della regione mentre nel resto del mondo l’architettura islamica prevalentemente faceva uso della pietra.
Bukhara – Mausoleo di Ismail Samani
Il mausoleo di Ismail Samani, costruito nel 905 e’ uno dei piu’ antichi della citta’. Non presenta alcuna decorazione colorata perche’ questa si e’ sviluppata solo nei secoli successivi, ma e’ la disposizione dei mattoni che varia continuamente a costituire la decorazione dell’edificio. Poco distante si trova il mausoleo di Chasma Ayub, della fonte di Giobbe. Il nome deriva da una leggenda secondo la quale Giobbe, arrivato in citta’ durante un periodo di siccita’, individuo’ in questo punto una sorgente d’acqua. All’interno si trova un piccolo museo dell’acqua ed e’ l’occasione per ricordarsi dei disastri provocati dalle opere realizzate in epoca sovietica per le canalizzazioni dell’acqua necessaria alla coltivazione del cotone, di cui l’Uzbekistan e’ diventato uno dei maggiori produttori al mondo. Queste canalizzazioni hanno avuto come esito quello di svuotare il lago Aral che oggi ha un volume d’acqua pari ad un quarto di quello che aveva quarantanni fa.
Bukhara – Il minareto Kalon
I monumenti da vedere sono tanti e superato l’Ark, il forte non visitabile a causa di crolli, si intravede la sagoma del minareto Kalon e della omonima moschea. Kalon significa grande e all’epoca il minareto, alto 48 metri, era il piu’ grande esistente. Costruito nel 1128 era anche chiamato il “faro del deserto” perche’ visiibile da lontano, guidava le carovane fino al centro della citta’. Si dice che persino Gengis Khan rimase impressionato dalla sua bellezza e decise di risparmiarlo alla distruzione ed infatti e’ uno dei pochi monumenti sopravvissuti al passaggio dei mongoli. Alla vicina moschea non e’ toccata la stessa sorte e quella che si puo’ ammirare oggi e’di un periodo successivo. Di fronte si trova la Madrasa di Mir-i-Arab, ancora oggi funzionante e percio’ non visitabile. Rimase chiusa dal 1925 al 1946 come tutte le scuole coraniche in epoca sovietica, ma venne riaperta su ordine di Stalin come segno di riconoscimento del regime per i morti musulmani in guerra.
Da qui dirigendosi verso la piazza Lyoby-Hanz si trovano la Madrasa di Ulug Beg e gli antichi bazar coperti (toks). Ne rimangono tre, quello dei gioiellieri, dei cappellai e dei cambiavalute e ancora oggi i commercianti cercano di mantenere per quanto possibile la vocazione originaria dei bazar.
Non distante inoltre il palazzo estivo dell’Emiro ed il Chor Minor, una madrasa fatta costruire da un ricco commerciante e che pur non essendo particolarmente antica e’ interessante perche’ unica in quanto caratterizzata da quattro minareti.
Insomma Bukhara non delude le aspettative e accanto alle visite dei bei monumenti rimane tempo per rilassarsi e passeggiare come fanno i locali, in attesa di Samarcanda.
di Giuseppe Usai
(continua)
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